Roma, 11 luglio 1949

E oggi sarebbero stati 76, gli anni che avrebbe compiuto Daniele Del Giudice. Nello stesso giorno, oggi, in cui anche Goffredo Fofi, forse l’ultimo tra i grandi critici letterari, ci ha lasciati. Ricordo la sua recensione a Lo stadio di Wimbledon uscita sul manifesto, e gli sono sempre stato grato per ciò che scrisse su Cosa cambia nelle pagine dell’Internazionale. Un intellettuale a trecentosessanta gradi che ci mancherà tanto.

In questi mesi di presentazioni, di incontri con i lettori, di chilometri e chilometri in lungo e in largo per l’Italia a parlare di Il mondo che ha fatto, e a leggerne alcune pagine, ho potuto avere conferma di quanto sia sempre ben viva l’attenzione verso i suoi libri da parte di chi lo ha scoperto negli anni e, soprattutto, la curiosità di chi ancora non si è avvicinato a Lo stadio di Wimbledon o a Staccando l’ombra da terra. A ogni presentazione, a ogni incontro, mi sono sempre sincerato che ci fossero copie dei suoi libri. Il mondo che ha fatto volevo fosse anche un invito alla lettura, alla scoperta o riscoperta di uno degli autori più importanti della letteratura italiana. Non specificare “della letteratura contemporanea” oppure “degli ultimi decenni” è una scelta volontaria, convinta. Ho sempre sostenuto l’importanza, la grandezza di Daniele Del Giudice. Può essere considerato ostico, può non piacere, ma il ruolo centrale dei suoi libri nella letteratura italiana è indiscutibile. Ne ho avuto conferma lavorando per più di dodici anni al mio libro, e ancor di più confrontandomi con le centinaia di lettrici e lettori incontrati in questi mesi.

Il tour ora è in pausa, ripartirà a fine agosto. Ci saranno altri festival, altre presentazioni, altri lettori da incontrare, libri fondamentali da far (ri)conoscere. Quelli di Daniele Del Giudice, che oggi avrebbe compiuto 76 anni.